Alba Dolomitica Valvolare

GVd-30

photo by Anna Concato

Avete mai visto sorgere il sole a 2500 metri?

Io sì.

E adesso vi racconto perché è un’esperienza che dovreste fare anche voi.

L’atmosfera è quanto di più suggestivo si possa immaginare: arrivare in quota,  quando ancora il buio ammanta tutte le cose e le figure umane in cammino sembrano entità astratte; prendere posto fra le rocce, mentre l’aurora travalica le cime intorno; aspettare quegli istanti indefiniti che dividono dal sorgere del sole, mentre le Dolomiti, con la loro maestosa presenza, stanno a guardare…Quando si dice magia.

E mentre il cielo si rischiara e i contorni delle cose si fanno più definiti, ecco che  si intravede un piano. I primi bagliori, le persone che  attendono l’alba con lo sguardo fisso all’orizzonte… e lei arriva.

Non sapevo che il sorgere del sole da li fosse così rapido, ma che potesse tuttavia colpire così nel profondo. Sono passate due settimane e quel momento è ancora lì.

Applauso. Le figure che da ombre si trasformano in volti, tutti con gli stessi sentimenti negli occhi.

Adesso l’attesa è per Ezio Bosso e per i sei archi che andrà a dirigere; tutto comincia a prendere colore. Ed ecco che arriva, con passo affaticato , ma deciso, prende al piano, nuovo protagonista dopo il sole.

Le sue prime parole riflettono tutta la sua forza d’animo e la sua profondità. Poche frasi, e già capisco
di quante cose futili cose ci preoccupiamo e circondiamo, dimenticandoci di quelle più vere e semplici e fondamentali.

Come il respiro.

Questo il tema della sua composizione. Il respiro.

Qualcosa di automatico che diamo per scontato, ma che è essenziale ed è il motore della vita stessa.

Sei brani. Sei violoncelli. Sei respiri.

E a guidarli la mano sapiente del maestro Bosso e il suo piano.

E quando arriva il momento del sussurro d’amore ( under one’s breath) una proposta di matrimonio ruba per un attimo la scena alla musica e toglie il fiato ai presenti.

Il tempo si ferma ai suoni delle Dolomiti.
Applausi, lacrime, standing ovation. Il concerto finisce.
Ma dentro di me non finirà mai. Resta viva l’emozione del contatto con la natura, il ricordo della forza di un uomo che, attraverso la musica, dona parte della sua anima e il senso di immensità che regala la montagna, avvicinandoci al cielo.

Abbiamo camminato tutti insieme dopo il concerto, e mentre salivo verso la vetta mi sono fermato ad ascoltare il mio respiro e, tra me e me, ho ringraziato Bosso per quel dono: il fatto di sentirmi vivo.

Alla prossima,

il vostro Braga.

1 commento
  1. vigna ha detto:

    dev’esser stato veramente magico!!! la prossima volta spero di esserci anch’io! Grande Braga!!

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