“Cercavamo il silenzio”

Hello sunshine!

Oggi siamo qui per presentarvi l’ultima fatica del nostro amatissimo Braga.

No, non stiamo parlando una qualche maratona di grappe (quella c’è stata per il Rock della Madonna a Settembre, suvvia!).

Stavolta si parla di musica e poesia. Roba seria, insomma.

Senza ulteriori indugi, ecco a voi:

“Cercavamo il silenzio”

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“Cercavamo il silenzio”

Voce: Namritha Nori.

Testo: Marco Bragolusi.

Compositore & Elettronica: Luca Danieli.

Supervisione: Giampietro Miolato

Quando scrivi un qualsiasi testo, spesso lo fai di getto, senza pensare ad un interlocutore preciso. L’idea nasce, germina nella tua mente e si evolve; e devi imprimerla, farne stampo, affinché non si sperda con la medesima genuinità del suo arrivo.

Non sai mai se qualcuno la leggerà; rimane lì mentre la riscorri: riscopri le sensazioni che hanno scaturito l’impeto del tuo getto.

Grazie a dei miei amici, per caso davanti ad un aperitivo, ecco che mi si è parata davanti l’occasione per farvi leggere ciò che ho scritto.

L’idea di questo lavoro è tematizzare la voce all’interno del suo stesso campo d’azione: la musicalità, le parole e la referenziazione.

Tutto attorno, i rumori si innalzano nel vivere quotidiano: molte voci che parlano come un rumore di sottofondo, alla rinfusa, creando un magma nel quale ognuno perde la propria coscienza, facendo parte di una condizione generale che non permette alle persone di esprimersi. La differenza tra rumore e silenzio è puramente intellettuale: come possono le persone dar corpo ad una voce? «La voce – Il silenzio».

Il brano elettroacustico Silenzi, tratto dall’omonima poesia, tratta la voce in termini musicali («La mia voce, come esile e mestile nota») e si fa reale, fisica, in un processo di “embodiment” che la soverchia («Stringimi, o Musa [..] Coprimi con il tuo corpo»)

Con la partecipazione del compositore elettroacustico Luca Danieli, del filologo e scrittore Gianpietro Miolato e della cantante lirica Namritha Nori ha preso così forma il brano musicale Silenzi, il quale vedrà l’accostamento di un video, parte integrante del progetto.

 

 

Testo:

 

Contemplando l’indefinito,

in effimera ricezione,

cadenzo il rumore che effonde

il silenzio dell’infinito.

 

La mia voce,

come esile e mestile nota,

indora quel nuvolo di voci

che compongono lo stridere.

 

Stringimi, o Musa,

in questo momento saliente

in cui il mio corpo si sente sperdere.

 

Coprimi con il tuo corpo

affinché esso opponga

la voce mia alla fiumana

che rende vane le parole.

 

Donami i tuoi sussulti;

mi pervadono

effondendo armoniosa empatia

tra me e il ristoro dei silenzi

che odo echeggiare nel rumore.

 

Cullami, con il tuo armonioso sillabare

e rendi vani i suoni che mi circondano.

Conducimi agli immemori silenzi

che gratificheranno le mie membra:

ora è notte.

 

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