HIGH FIDELITY – TOP 5 – FUNERAL PARTY

Avete mai visto Alta Fedeltà (High Fidelity)? No?!?!

Alta Fedeltà è nella top 5 dei miei film preferiti.

Oggi, la TOP 5 (e oltre) delle canzoni che voglio al mio funerale

C’è un motivo se mi hanno battezzata Daria.

1.     Going Underground – The Jam

       

2.      The Universal – Blur

         

3.      Psycho – The Sonics

         

4.      I’d rather go blind – Etta James

         

5.      The End – The Beatles (non per importanza, ma perchè, appunto, va alla fine)

        

 

Il resto va in ordine sparso

  1. Charming Man – The Smiths
  2. Brown Sugar – Rolling Stones
  3. Tangerine – Led zeppelin
  4. The right Track – Billy Butler
  5. Poeti  – Marlene Kuntz
  6. Wouldn’t it be nice – Beach Boys
  7. Crudele – Ska J
  8. Ovunque Proteggi – Vinicio Capossela
  9. The Snake – Al Wilson
  10. Trovami un modo semplice per uscirne – Verdena
  11. Town Called Malice – The Jam
  12. English Rose – Paul Weller
  13. Waterloo Sunset – The Kinks
  14. Lola – The Kinks
  15. My Girl – The Temptations
  16. Hallelujah I love her so – Ray Charles
  17. Iron Lion Zion – Bob Marley
  18. Victoria – The Kinks
  19. I can see for miles – The Who
  20. Too Much – Bonaparte
  21. I’m on my way – Dean Parrish
  22. Music is my radar – Blur
  23. Love will tear us apart – Joy division
  24. Strawberry Fields Forever – The Beatles
  25. Lay there and hate me – Ben Harper
  26. I wanna be yours – AM
  27. I wanna be adored – Stone Roses
  28. Sex Machine – James Brown
  29. At last – Etta James
  30. White Blank Page – Mumford &  Sons

Con amore,

Daria

14.02.14 vinile

Puntata invernale per le Soviet Night, momentaneamente in trasferta al Vinile Tendencias Room II di Rosà (Vi), per ravvivare il vostro San Valentino.
Due band si alterneranno sul palco, a partire dalle 22,30.

[ NEKO AT STELLA ]
(Dischi Soviet StudioAudioglobe)
Il primo album omonimo dei Neko At Stella nasce concettualmente nel 2009, in concomitanza con la nascita del progetto, econtiente alcuni dei brani composti fino all’agosto del 2012. E’ a quel punto che il duo decide di chiudersi in studio sotto lasupervisione di Matteo Marenduzzo di Dischi Soviet Studio per dare vita al proprio esordio sulla lunga distanza. “Neko at Stella”è fortemente influenzato da fonti diverse tra loro, come blues, folk, shoegaze, noise, desert rock, il che ha notevoliripercussioni anche sugli argomenti trattati e sui relativi testi. Nel disco si parla di oppressione, ribellione, rabbia,
conformismo. Ma anche di libertà, amore e rispetto, in tutte le loro forme: amore per una donna, passionale o romantico,
amore e rispetto per il mondo in cui viviamo e che stiamo maltrattando all’inverosimile, libertà nel potersi esprimere, libertànel poter scegliere. Il disco è stato mixato in analogico (una scelta vicina alle radici musicali dei Neko at Stella) da Matt Bordindei Mojomatics all’Outside/Inside Studio di Montebelluna (TV), e masterizzato da Carl Saff al Saff Mastering Studio di Chicago(USA).
“Il nostro album d’esordio rispecchia molto bene quelle che sono le nostre molteplici influenze – racconta Glauco, voce e
chitarra della band -. Si alternano momenti estremamente istintivi e crudi ad altri più intimisti e dilatati, ed è proprio questaunione di atmosfere che ci piace particolarmente. Non abbiamo deciso nulla a tavolino in fase di creazione, ma cisiamo
totalmente lasciati andare affidandoci al nostro istinto musicale, spesso col rischio di andare oltre, di non cogliere il
momento in cui un brano si poteva considerare finito, salvo rendercene conto e tornare sui nostri passi. Allo stesso modo ci èvenuto naturale trattare determinati argomenti: si parla di ciò che ci tocca in prima persona, l’amore, la rabbia, la dolcezza,
l’odio, la speranza. Cerchiamo di suscitare sentimenti nella gente, di lanciare messaggi che per noi sono importanti e, se nesiamo in grado, di smuovere qualche coscienza.”

https://www.facebook.com/nekoatstella

[ PUBLIC ]
(Lavorare StancaFosbury Records)
I Public sono una band nata nel 2008.
Raccontare gli avvenimenti che stanno alla base della formazione significa deviare l’attenzione su una piccola parte ma importante della storia della musica indipendente italiana.
Conoscono la storia del rock’n’roll e alla stessa vogliono contribuire ricercando una via espressiva unica e personale.
Hanno registrato due dischi in studio: Lunario autoprodotto nel 2008, e Oracolo uscito nel 2010 per l’ etichetta Lavorare Stanca di Fabio de Min.
Dalla musica finora realizzata appare il ritratto di una band eclettica, dove la necessità della ricerca e lo stile di ogni musicista emerge in ogni canzone.
Ogni approdo musicale guarda al passato e alla tradizione immaginando la musica nel 2020, mescolando la canzone d’autore italiana con una scrittura musicale che ha le sue radici altrove.
Su queste premesse poggia la prossima uscita discografica: Isole, un arcipelago di canzoni in fase di trasformazione.
Introduce il terzo Lp l’ irragionevole pubblicazione di un 45 giri in vinile: Tutte le donne / Cinema

https://www.facebook.com/Public.band?fref=ts

✖AFTERSHOW DJ SET✖
A seguire si ballerà fino a chiusura (ore 4:00)

Betus e Gianluca Ziggiotto
Betus (al secolo Alberto Bettin) è bassista, produttore, dj, attacca lampadari e attacca brighe. Cose che fa abbastanza male tra l’altro. Nato in brianza e cresciuto in veneto. Posti allegri e senza nebbia insomma. Insofferente, scostate, fintamente simpatico il Betus lo puoi trovare ai concerti più improbabili e strani tra Padova, Milano, Bologna e Ravenna, al baretto sotto casa a profetizzare vanamente la bellezza della vita da single e della musica indipendente, a suonare coi The Junction nelle situazioni più disparate. Stanco della politica musicale italiana con alcuni amici fonda e porta avanti l’etichetta discografica indipendente Dischi Soviet Studio. Quando si annoia e sa di trovare una consolle mette i dischi in macchina e fa ascoltare la musica che gli piace e con la quale è cresciuto.

Gioventù Valvolare
La selezione è “VALVOLARE” : si parte dalla musica degli anni ’20 – ’30, fino agli artisti contemporanei meno in vista e si fa particolare attenzione a quelle pietre miliari che le radio difficilmente trasmettono, ma che di fatto hanno cambiato la storia della musica e sconvolto generazioni.

Gioventù Valvolare è composta da :

The Boss (Ivan Zampieri): mente madre di tutto ! Speaker e DJ
AnnaB (Anna Battocchio): Autrice e Responsabile della promozione
Anna C (Anna Concato): Autrice, Responsabile del blog e Fotografa
Leon (Luca Bragato): Speaker e DJ
Braga (Marco Bragolusi) : Speaker e DJ
Toni (Alberto Marcheluzzo): Cameraman e DJ
Francis Alabama (Eliza Pozzer): Speaker e DJ
Daria (Licia Tirapelle): Dancer e Responsabile della promozione

The Indipendent Safari
Questo djset figlio di un personaggio (Fabio Rossanese,già speaker e dj di Musica Attiva di Radio Gamma 5 e ora redattore per KeepOn) che cerca di mettere assieme passione e ricerca musicale è un viaggio tra generi diversi come in un safari dettato dal comun denominatore delle buone vibrazioni!

✖TICKET✖
Ingresso € 5,00

✖ACCESSO✖
Apertura porte ore 22:30
Inizio concerti ore: 23:30
Vinile aperto dalle ore 22:30 alle ore 04:00

✖SERVIZIO CLIENTI✖
Dalle 10.00 alle 19.00 tutti i giorni 347 1601429

VINILE Via Capitano Alessio n.92 Rosà (VI), sulla statale CITTADELLA-BASSANO DEL GRAPPA
NO TESSERE!
Ingresso vietato ai minori di 16 anni
http://www.viniledisco.it/

31.12.13

Panico da ultimo dell’anno?! Ecco la soluzione.

Ai piatti The Boss & Mr. Braga, al ballo Daria e Miss. C alle foto.

PROMOZIONE EARLY BIRD (fino al 15.12.13):

Aperitivo, antipasto, due primi, due secondi, dolce, amari e tre bozze di vino ogni quattro persone: €50.00

Dal 15.12.2013 il costo del biglietto sarà di €70.00

PRENOTAZIONI: 3351778873

https://www.facebook.com/events/1434587343420374/

The Day Lou Reed Died

 

Non era una domenica come tutte le altre.

Trovarsi a mezzogiorno con Gioventù Valvolare per un bel pranzo in compagnia, mangiare, bere, ridere, scherzare. E parlare di cazzate come sempre, ma anche di cose serie, perché siamo amici.

E nessuno guarda il cellulare, per ore. Nessuno si estranea, per una volta. Siamo tutti lì, siamo solo noi.

Cosi, quando alle 18 ognuno prende la sua strada, Licia dopo un po’ comunica nel gruppo di whatsapp che è morto Lou Reed. Non ci credo. Non ci VOGLIO credere.

Perché poi?

Non lo so.

È come se fosse impossibile. È come se il tempo si congelasse.

È automatico. Mi fermo, cerco un cd e lo infilo nel lettore della mia Alfa.

“New York”. Il mio preferito.

E la sua voce è lì.

Lou Reed non è morto! Non può essere morto, sta cantando…

È domenica 27 ottobre 2013. È una domenica stranamente calda, per il periodo.

Un autunno del cazzo, in pratica. Se ne va una persona che non conosco, che non ho mai visto.

Se ne va un pezzo di muro. Un altro fottutissimo pezzo di muro.

Una voce che per tanto tempo mi ha cullato, semplicemente, a volte, accompagnato.

E viviamo in un’ era in cui, per ore, poi, sui social si  scatena una sconvolgente veglia.

Una bellissima dimostrazione di coscienza.

Così ti stupisci di una persona che posta una canzone di Lou Reed, perché mai avresti immaginato che quella persona potesse conoscere Lou Reed. E ti fai sorprendere dalla meraviglia, per una volta.

Le notizie corrono veloci. Ognuno lascia il suo commento, il suo saluto. E ti senti parte del mondo.

Diciamo la verità. 71 anni per uno che ha vissuto la vita di Lou Reed, valgono come 98 di uno che fa una vita “normale”. Nessuno si aspetta che siano immortali. Tanto lo resteranno comunque.

La mia mente è rimasta in silenzio per un periodo che mi è sembrato infinito. E non ci sono abituata.

Ognuno associa Lou Reed ad una determinata canzone. Io oggi ho un medley in testa che mi sta letteralmente sfiancando.

 

Lou Reed aveva 71 anni, dai.

È morto, ok.

Ce n’è semplicemente uno in più, in quella fottutissima band lassù.

 

SAVE THE PLANET & ROCK N ROLL

Francis Alabama

Hello sunshine!

Oggi siamo qui per presentarvi l’ultima fatica del nostro amatissimo Braga.

No, non stiamo parlando una qualche maratona di grappe (quella c’è stata per il Rock della Madonna a Settembre, suvvia!).

Stavolta si parla di musica e poesia. Roba seria, insomma.

Senza ulteriori indugi, ecco a voi:

“Cercavamo il silenzio”

http://vimeo.com

http://www.youtube.com

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“Cercavamo il silenzio”

Voce: Namritha Nori.

Testo: Marco Bragolusi.

Compositore & Elettronica: Luca Danieli.

Supervisione: Giampietro Miolato

Quando scrivi un qualsiasi testo, spesso lo fai di getto, senza pensare ad un interlocutore preciso. L’idea nasce, germina nella tua mente e si evolve; e devi imprimerla, farne stampo, affinché non si sperda con la medesima genuinità del suo arrivo.

Non sai mai se qualcuno la leggerà; rimane lì mentre la riscorri: riscopri le sensazioni che hanno scaturito l’impeto del tuo getto.

Grazie a dei miei amici, per caso davanti ad un aperitivo, ecco che mi si è parata davanti l’occasione per farvi leggere ciò che ho scritto.

L’idea di questo lavoro è tematizzare la voce all’interno del suo stesso campo d’azione: la musicalità, le parole e la referenziazione.

Tutto attorno, i rumori si innalzano nel vivere quotidiano: molte voci che parlano come un rumore di sottofondo, alla rinfusa, creando un magma nel quale ognuno perde la propria coscienza, facendo parte di una condizione generale che non permette alle persone di esprimersi. La differenza tra rumore e silenzio è puramente intellettuale: come possono le persone dar corpo ad una voce? «La voce – Il silenzio».

Il brano elettroacustico Silenzi, tratto dall’omonima poesia, tratta la voce in termini musicali («La mia voce, come esile e mestile nota») e si fa reale, fisica, in un processo di “embodiment” che la soverchia («Stringimi, o Musa [..] Coprimi con il tuo corpo»)

Con la partecipazione del compositore elettroacustico Luca Danieli, del filologo e scrittore Gianpietro Miolato e della cantante lirica Namritha Nori ha preso così forma il brano musicale Silenzi, il quale vedrà l’accostamento di un video, parte integrante del progetto.

 

 

Testo:

 

Contemplando l’indefinito,

in effimera ricezione,

cadenzo il rumore che effonde

il silenzio dell’infinito.

 

La mia voce,

come esile e mestile nota,

indora quel nuvolo di voci

che compongono lo stridere.

 

Stringimi, o Musa,

in questo momento saliente

in cui il mio corpo si sente sperdere.

 

Coprimi con il tuo corpo

affinché esso opponga

la voce mia alla fiumana

che rende vane le parole.

 

Donami i tuoi sussulti;

mi pervadono

effondendo armoniosa empatia

tra me e il ristoro dei silenzi

che odo echeggiare nel rumore.

 

Cullami, con il tuo armonioso sillabare

e rendi vani i suoni che mi circondano.

Conducimi agli immemori silenzi

che gratificheranno le mie membra:

ora è notte.

 

“A person’s destiny is something you look back at afterwards, not something to be known in advance.”

Haruki Murakami

Mi prendo un piccolo momento “StudioAperto” per fare pubblici ringraziamenti.

Da Maggio la vita è cambiata. Una parte molto importante della mia vita se ne è andata o meglio ha cambiato forma e così mi sono ritrovata a dover riprendere in mano le redini e cercare di dare un senso al tutto.

Ho trovato un lavoro di merda. E sono stata licenziata. In tronco. Dal Giovedì al Venerdì.

Mai avrei pensato che li avrei ringraziati. Eppure senza di loro non avrei avuto il tempo di fare tutto quello che ho fatto.

Sono andata sulle Dolomiti all’alba per vedermi dei concerti in compagnia dei fedeli Valvolari per poi finire a vedere (lo stesso giorno) i Marlene Kuntz al Parco San Giuliano di Mestre, passando per Pedavena. A GV vanno i miei ringraziamenti. Vi ringrazio per avermi sopportata durante questi mesi di caos e per non aver mai giudicato nessuna mia scelta. Nemmeno la scelta di essere vuota. Ringrazio C per non avermi uccisa durante le gite sulle Dolomiti e per essere la mia parte razionale. Ringrazio Braga, la sua Vespa e la tequila. Ringrazio il Boss per essere come un fratello. Ringrazio B per essere sempre pronta a tendere un orecchio. Ringrazio Francis per avermi mandato QUEL messaggio (mesi fa) quando una perdita mi ha fatto cambiare prospettiva. Ringrazio Leon e Big Tony per i sorrisi e gli abbracci.

In Agosto sono partita per lol Sziget in compagnia di due sconosciuti. 700 km in macchina, 5 giorni senza dormire, sporchi, “onti” e quasi sempre fuori fase. Fatto interviste, parlato, capito che 320.000 persone possono stare insieme senza rompersi le balle purchè ci sia un unico comune denominatore: la musica. Mi hanno calpestato la faccia mentre dormivo e mi hanno rotto il naso. Mi sono svegliata con degli ematomi sotto la pianta dei piedi. Sono riuscita a fare la cacca in un cesso pubblico (magari per voi è normale, ma per me no).

 

Ho visto Nick Cave dal vivo.

 

I due sconosciuti si sono rivelati i compagni di viaggio migliori che io abbia mai avuto. Ringrazio Nico e Burly per essere stati meravigliosi in quei giorni e per essere meravigliosi ancora adesso. Senza di voi il mio primo Sziget non sarebbe stato lo stesso. Doveroso ringraziamento va anche a Willy. Senza di lui non sarei andata al Festival e non avrei mai conosciuto quei due folli.

 

Allo Sziget ho perso la testa.

Ringrazio Martina, Giorgia, Laura e Sana che mi accompagnano nelle mie serate: “Oh…fanno un concerto a Verona alle 21.30, poi alle 24.00 un mio amico fa set allo Sherwood. Facciamo entrambi?”.

Grazie a serate come queste ho incontrato un altro buon amico con il quale sono partita alla volta di Ponza. Bellissima isola, ma cara come il demonio! Arriviamo. Autoctono: “Andate al bar, su alle terrazze. E’ bello. Si vede il tramonto”. Ci fiondiamo. Birra = €10. Associare divinità a zoologia è stato automatico.

Durante la mia permanenza sull’Isola mi sono persa con il motorino e mi sono quasi uccisa, ma è stata un’esperienza indimenticabile. Per la prima volta ho fatto i tuffi dalle scogliere. Oh, ma perché non l’ho mai fatto prima?! Per carità, mi sono cagata in mano e sono rimasta sorda per tre settimane, ma quanto bello è?!

Sempre grazie alle mie serate ho conosciuto un’altra persona splendida: Checco. Saranno stati i passi di Northern Soul che abbozzava, sarà che è bravissimo a fare i massaggi, ma ci siamo andati a genio fin da subito. Questa è un’altra di quelle amicizie che porterò con me.

Tornata da Ponza ho iniziato a fare Windsurf. Ringrazio il mio istruttore per la pazienza, veramente molta. Per non avermi quasi mai insultata in modo esplicito e per avermi presa per il culo in modo velato.

L’estate sta finendo. Spendo l’ultima settimana di ferie a Venezia. A Casa. Assieme al migliore amico di sempre. Cammino e cammino e cammino e penso e penso e penso.

Ricomincio ad insegnare tap, a fare la segreteria serale e tutto sembra bello.

Lestate è finita e sembra siano passati anni. Con lo Sziget ho fatto un giro di boa. Quasi penso che forse le persone non sono tutte delle teste di cazzo e che qualcuno di simile a me esiste. Penso anche che, forse, sarebbe il caso di iniziare a fidarsi un po’ di più e che forse perdere la testa non è poi così brutto.

Magari resti sorda per tre settimane. Ma poi passa.

E alla fine, quanto bello è?

Sempre vostra,

Daria.

 

 

28.07.2013 Blur | Ippodromo Del Galoppo | Milano

Partenza con il Boss, recupero Colo – compagno di (dis)avventure londinesi. Viaggio in autostrada. Recupero amici di Colo a Desenzano. Fine Viaggio in autostrada. Parcheggio trovato in tempo record. Ci avviciniamo all’Ippodromo ed io inizio ad avere 14 anni. Di nuovo. Arriviamo di fronte all’Ippodromo: FILA INTERGALATTICA.

Incrocio facce amiche. E’ bello avere la certezza che a certi eventi li trovi sempre. Loro. Quelli che organizzano concerti. Quelli che organizzano un festival senza prendere una lira, quelli che animano una radio da anni senza prendere una lira. Quelli che, sempre senza prendere una lira, ci credono ancora e hanno ancora il coraggio (forza?) di portare avanti dei progetti nonostante le critiche.

Riusciamo ad entrare. Riusciamo a trovare un posto in mezzo. Iniziano le battute da nerd: “Per me aprono con Champagne Supernova” (ok, una battuta di merda, ma lì per lì faceva ridere – passatemela, dai*).

Ore 21.30 Inizia il concerto.

Ed era come aspettare il 13 Dicembre per poter aprire i regali di Santa Lucia, come il 25 Dicembre quando vedi la pentola con la Pearà (tipico piatto veronese) e devi aspettare tutti i parenti per mangiarla. Quello. Era quello.

Li vedi lì – io li ho visti piccolissimi e anche poco perché sono bassa, ma erano comunque lì.

Invecchiati, come noi, ma sempre loro, come noi. Le fanno tutte (o quasi). Le ho cantate tutte, le ho sudate tutte. E si, hanno fatto anche Song 2, ma onestamente non era quella la più importante. Si, è la più famosa, credo, ma non è LA canzone. LA canzone è un’altra. LA canzone, è diversa. LA canzone non è da pogo. LA MIA canzone è The Universal.

Comunque, il post non è per parlare di quanto fighi siano i Blur. No.

Il post vuole essere un GIGANTE ringraziamento a tutti quelli che si smazzano per fare concerti e festival senza prendere un quattrino. Grazie a loro ho visto innumerevoli gruppi (alcuni mi sono piaciuti e altri no, ma è questo il bello), ho conosciuto innumerevoli persone ed ho passato le migliori ore della mia vita.

Il post è per dirvi che ai concerti bisogna andare. Non sto parlando solamente dei concerti fighi, quelli che costano un botto, sto parlando dei Festival come lo Sherwood, come il Pedepalooza, come il Radar, come tantissimi altri. E’ vero, chiedono un’offerta all’ingresso…veramente stiamo sindacando su 1€?!?! Veramente, non ci andiamo per 1€?

Invece di bere una birra al bar della piazza, una volta alla settimana andate a bere la birra ad un Festival. Questi Festival sono portati avanti da VOLONTARI e grazie a loro possiamo ancora avere della buona musica (della buona birra e dell’ottimo cibo) ad un prezzo decisamente basso.  Inutile lamentarsi che “In Italia chiude tutto”. Si, è vero che sta chiudendo tutto. A maggior ragione diamo tutto il nostro supporto a queste persone e ai gruppi che suonano. Non sto parlando del Festival della Porchetta (senza offesa, ma sono vegetariana), ma di Festival con i controcazzi e con una programmazione fantastica.

E soprattutto…quando potete permettervi di pagare il biglietto, PAGATELO.

Quindi, un grazie di cuore a tutti voi che state allietando le mie serate e grazie a tutti quelli che vanno ai Festival e decidono di sborsare 1€.

Sempre vostra,

Daria.

*se non avete capito la battuta…usate google.

GVd-30

photo by Anna Concato

Avete mai visto sorgere il sole a 2500 metri?

Io sì.

E adesso vi racconto perché è un’esperienza che dovreste fare anche voi.

L’atmosfera è quanto di più suggestivo si possa immaginare: arrivare in quota,  quando ancora il buio ammanta tutte le cose e le figure umane in cammino sembrano entità astratte; prendere posto fra le rocce, mentre l’aurora travalica le cime intorno; aspettare quegli istanti indefiniti che dividono dal sorgere del sole, mentre le Dolomiti, con la loro maestosa presenza, stanno a guardare…Quando si dice magia.

E mentre il cielo si rischiara e i contorni delle cose si fanno più definiti, ecco che  si intravede un piano. I primi bagliori, le persone che  attendono l’alba con lo sguardo fisso all’orizzonte… e lei arriva.

Non sapevo che il sorgere del sole da li fosse così rapido, ma che potesse tuttavia colpire così nel profondo. Sono passate due settimane e quel momento è ancora lì.

Applauso. Le figure che da ombre si trasformano in volti, tutti con gli stessi sentimenti negli occhi.

Adesso l’attesa è per Ezio Bosso e per i sei archi che andrà a dirigere; tutto comincia a prendere colore. Ed ecco che arriva, con passo affaticato , ma deciso, prende al piano, nuovo protagonista dopo il sole.

Le sue prime parole riflettono tutta la sua forza d’animo e la sua profondità. Poche frasi, e già capisco
di quante cose futili cose ci preoccupiamo e circondiamo, dimenticandoci di quelle più vere e semplici e fondamentali.

Come il respiro.

Questo il tema della sua composizione. Il respiro.

Qualcosa di automatico che diamo per scontato, ma che è essenziale ed è il motore della vita stessa.

Sei brani. Sei violoncelli. Sei respiri.

E a guidarli la mano sapiente del maestro Bosso e il suo piano.

E quando arriva il momento del sussurro d’amore ( under one’s breath) una proposta di matrimonio ruba per un attimo la scena alla musica e toglie il fiato ai presenti.

Il tempo si ferma ai suoni delle Dolomiti.
Applausi, lacrime, standing ovation. Il concerto finisce.
Ma dentro di me non finirà mai. Resta viva l’emozione del contatto con la natura, il ricordo della forza di un uomo che, attraverso la musica, dona parte della sua anima e il senso di immensità che regala la montagna, avvicinandoci al cielo.

Abbiamo camminato tutti insieme dopo il concerto, e mentre salivo verso la vetta mi sono fermato ad ascoltare il mio respiro e, tra me e me, ho ringraziato Bosso per quel dono: il fatto di sentirmi vivo.

Alla prossima,

il vostro Braga.

Hello sunshine!

Last but not the least, eccovi gli ultimi gruppi esibitisi durante il secondo giorno di MayDays Festival, il 5 Maggio 2013.

Godetevi le recensioni, andateli ad ascoltare, supportate le band emergenti che fanno musica propria e fateci sapere cosa ne pensate!

Alla prossima!

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SPAGHETTI SUPERSTAR

Rock’nRoll baby! Eccoci agli Spaghetti SuperStar: “la band meno tatuata nella storia del rock” (ZERO tatuaggi in cinque, come amano sottolineare) !

Una buona pietanza di Indie Rock-Garage, sapientemente spadellata e amalgamata, consigliata agli amanti degli Strokes. Gli ingredienti ci sono tutti: energia, un bel gioco di chitarre e una buona voce che fa da collante.

Il piatto Spaghetti SuperStar passa a pieni voti l’assaggio ed il gradimento del pubblico.

Buon appetito e buon ascolto!

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KAYLETH

Gruppo molto interessante, che si sta evolvendo sotto i nostri occhi, scostandosi leggermente dallo Stoner classico.

Per chi li segue da un pò, si nota l’entrata del campionatore, che consente delle divagazioni Space Rock e offre al gruppo spunti interessanti verso i quali orientarsi. Sicuramente per gli amanti puri dello stoner, distorto, ruvido e per certi aspetti un po’ grezzo, sentir parlare di elettronica, anche se minimale, farà rizzare i peli della barba. Ma fidatevi, non è così, in quanto sono riusciti a sfumare sapientemente i suoni essenziali, duri e sincopati dello Stoner di qualche anno fa, mantenendo però  intatto il concetto base di ciò che questo genere rappresenta. Diciamo che questa componente elettronica smussa lievemente la sonorità, ma dona pienezza, completezza e intelligenza a questo progetto musicale in evoluzione qualitativa molto apprezzabile.

Complimenti ai Kayleth per il livello che la loro musica ha raggiunto.

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THE MOOR

Un mix di energia e melodie accattivanti, ma mai banali, accompagnano e trasportano il pubblico durante il live dei The Moor. Siamo rimasti impressionati da questa band che ci risulta difficile inquadrare in un genere specifico.

Lo stile dei The Moor, infatti, incorpora influenze progressive metal / death e alternative, che rimandano alla scena scandinava. Su tutti, gli Opeth sembrano la loro fonte di ispirazione maggiore. Buona la varietà compositiva dei loro brani, in cui si incastra bene anche qualche assolo strumentale, non eccessivamente tecnico o forzato.  Diciamo che, la mezz’ora di concerto in cui abbiamo potuto vederli all’opera, ci ha lasciato quella giusta acquolina in bocca per risentirli presto appena ci sarà l’occasione…..see you soon!

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ROADLESS

Rock Alternative Band del veronese che propone un suono ben strutturato, brani con intenzioni precise e uno suono definito molto “americano”. Capita poche volte di vedere una band che si sappia muovere così sul palco, rispettando i canoni del genere e offrendo un buono spettacolo. Ottime la presenza scenica e la risposta del pubblico.
La convinzione e la classe ci sono, ora è da vedere se riusciranno a prendere la strada maestra e a farsi sentire!

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LA CORTE DEI FOLLI

Il nome di questa band riassume al meglio il suo stile brillante ed energico.

Dopo tanto metal, new metal, stoner e un po’ di rock, è stato un bello stacco sentire, nella serata di domenica, un sincero, allegro e goliardico gruppo folk. Il loro stile si rifà molto (inevitabilmente) a gruppi storici dell’immaginario italiano, come, per citarne alcuni, i Modena City Ramblers, i Bandabardò e i Mercanti di liquori. Tuttavia, questo gruppo è riuscito a personalizzare bene le proprie creazioni, non risultando mai banale.

Il loro Folk Rock spazia verso uno Ska coinvolgente, che rende benissimo nella performance dal vivo. Una dose di sana follia, che non può non far sì che il pubblico si ritrovi a saltare e cantare sotto al palco dalla prima all’ultima nota. Fanno ballare la gente, sono divertenti e sembrano instancabili. Hanno un approccio molto easy e risultano, di conseguenza, pure simpatici. Bravi!

Non si vive di solo metallo!

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HERMAN MEDRANO

Per chiudere con il botto l’edizione 2013 del May Days, ecco arrivare sul palco Herman Medrano & The Groovy Monkeys, che hanno letteralmente travolto il pubblico con la loro energia.
C’era forte attesa per questo gruppo, che non ha certo deluso le aspettative!

Niente è lasciato al caso, il groove è solido e potente, la sezione fiati è coinvolgente, le sonorità sono complesse e l’ironia graffiante del rap di Herman è sempre più spietata e vera.

Importanti le collaborazioni nell’ultimo album appena uscito: Roy Paci, Piotta, Caparezza e molti altri ancora. Sicuramente questo è un ottimo momento per questo artista e la sua band, che offrono davvero uno spettacolo di alto livello.

Diciamo che Herman, in questo nuovo album, fa un salto di qualità e lo fa senza rinnegare se stesso. La sua essenza sul palco rimane invariata: è semplice, diretto, tagliente nel parlare di tematiche importanti, metaforico in modo disarmante quando prende in giro i modelli sociali che ci opprimono. Insomma, prova affrontata e superata con successo, secondo GV, anche grazie ai musicisti che lo accompagnano, veramente competenti ed eterogenei per derivazioni musicali.

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Hello sunshine!

Se state aspettando l’ultima puntata delle recensioni valvolari del May Days Festival 2013, dovete portare ancora un po’ di pazienza (poche ore, suvvia!), ma, nel frattempo, guardate qua che meraviglia di video-intervista abbiamo preparato per voi!

Gli strabilianti, fantasmagorici, incredibili Slick Steve and the Gangsters!

Enjoy and Stay tuned!